Robert Capa in mostra a Villa Manin

Il 30 novembre abbiamo visitato la mostra del fotografo ungherese Robert Capa. Le fotografie esposte a Villa Manin ci hanno raccontato veri e propri pezzi di storia, come gli indimenticabili scatti dello sbarco in Normandia, ma quello che colpisce di più è l’eccezionale umanità così come viene rappresentata dal grande fotografo. Una donna con in braccio suo figlio ha subìto la rasatura della testa perché quello che porta in braccio è un bimbo avuto con un tedesco: attraversa una piazza gremita di gente che la dileggiano e la umiliano. Questo è il volto della guerra di cui Capa riesce ad essere eccezionale testimone: l’anima delle persone durante i conflitti.

È guardando l’immagine della ragazzina esausta dopo l’evaquazione da Barcellonache il mio cervello fa una associazione spontanea con la ragazza annoiata con il gatto bianco di Kirchner… due pose tanto simili che rappresentano due sentimenti tanto differenti. Determinante sarà lo sguardo: vacuo e distante quello di Marcella, diretto e rassegnato quello della ragazzina di Capa.

Il maestro Mario Dondero, fotografo carismatico che ci ha accompagnato per una parte del percorso, si è soffermato in particolare davanti alla celeberrima foto del miliziano morente, spiegandoci come Capa abbia colto ad occhi chiusi quello scatto, senza alzare la testa dalla trincea per non restare ferito nell’assalto. Per anni quella fotografia è stata oggetto di critiche e accuse di falso, Dondero difende Capa a spada tratta e dal suo racconto della vicenda pare chiara l’autenticità di quella scena, confermata dalla vera voce del fotografo in una registrazione radiofonica d’epoca scoperta recentemente. Una delle frasi celebri di Capa è “se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino”. La sua presenza tanto vicina ai conflitti mondiali gli sarà fatale.

Restiamo affascinati dai racconti di Dondero, che ci fa dono anche delle sue personali esperienze in guerra e nel dopoguerra. Ci racconta di essere stato tra i più giovani partigiani della seconda guerra mondiale e di come sia sopravvissuto ai tedeschi nonostante le botte e la fame.

Ultima chicca: seppure nessuno abbia posto il quesito, Dondero ha voluto sottolineare come il mezzo utilizzato per scattare una fotografia non conta, è solo uno strumento… e non è un mezzo che fa il fotografo!

Non solo di guerra si parla in questa mostra, ma anche di grandi artisti del novecento ripresi nelle loro pose più originali ed eloquenti: Picasso, Matisse e Truman Capotetra i tanti.

Parola d’ordine: empatia

Tag: #CapaVillaManin

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