Atmosfera Goccia Di Carnia

Venerdì 16 e sabato 17 maggio un piccolo team di Igers composto da Elena Tubaro (@eltubaro), Sabrina Nicola (@sbinifera), Francesca Maritan (@stellefilanti) e la sottoscritta Angela Biancat (@angycat), ha partecipato al social-racconto di una 24-ore in Carnia assieme ai “blogger per caso” di Turismo FVG Elena Roppa e Alberto Rosa e al team di Paper Project.

Il gruppo in arrivo da Milano, Parma e da varie parti del Friuli si è riunito a Udine, per poi raggiungere tutti insieme Forni Avoltri, il comune della Val Degano dove ha sede l’attività di imbottigliamento e da dove parte la distribuzione dell’acquaGoccia di Carnia.

Durante le ore trascorse qui abbiamo avuto modo di visitare lo stabilimento, ma non solo, anche le bellezze del territorio incontaminato in cui è collocato.

Quella dell’acqua, infatti, è ovviamente un’attività strettamente legata al territorio: l’unica che necessariamente non può essere delocalizzata: l’imbottigliamento dev’essere fatto a pochi passi dalla sorgente, per mantenere il prodotto puro e incontaminato, e grazie a questa particolarità, a partire dagli anni ’70, un’intera zona del Friuli è stata salvata dallo spopolamento e l’economia è rifiorita.

La visita allo stabilimento è stata particolarmente interessante grazie alla guida appassionata di Marcello Balzarini, amministratore delegato, che ci ha illustrato tutto il percorso dell’acqua, dal momento della formazione della bottiglia in plastica (o della sterilizzazione  delle bottiglie in vetro) a quello in cui i bancali sono preparati per la spedizione. Un processo controllato in ogni passaggio in cui l’acqua è trattata con il massimo rispetto, proprio come tutti gli esseri viventi, perché anche l’acqua è viva e deve essere mantenuta in costante movimento per non essere contaminata da aria e agenti esterni. Deve inoltre sottostare ai controlli chimici e microbiologici previsti dalla legislazione italiana, che è tra le più restrittive al mondo.

Come anticipato, questa attività è strettamente legata al territorio in cui si trova e, nel corso della nostra permanenza, abbiamo potuto assaporare l’esperienza carnica sotto altri aspetti: culturali e naturalistici.

La Carnia è una zona molto caratteristica del Friuli: la vicinanza all’Austria e l’ambiente montano fanno sì che ad esempio i piatti tipici abbiano aspetti in comune con lo stato vicino. Lavorare e garantire la massima qualità del prodotto sono LA priorità in modo particolare in questa zona della regione, dove l’idioma friulano si fa più stretto, dove si parla “una lingua in cui sorridere è un verbo che non esiste”, per citare i Carnicats, i gatti carnici dell’hip-hop che spesso nelle loro canzoni raccontano la loro terra:

Se anche non esiste nella lingua una parola unica che li descrive, i sorrisi si ritrovano nella realtà, assieme alla massima disponibilità ad accogliere i visitatori, proprio come ci ha dimostrato Giacomo Pinna, la simpatica guida che ci ha accompagnato la mattina successiva a visitare la sorgente d’acqua.

Un’escursione con un dislivello di circa 300 m accompagnati dal suono del torrente fino a raggiungere quota 1370 m. Nel percorso abbiamo anche attraversato un’area ricoperta di neve ribattuta, residui di una valanga di qualche mese prima, per ritrovare subito dopo crocus e campanelle a volontà: una passeggiata in un bosco d’incanto. La salita percorsa per raggiungere il luogo dove sgorga l’acqua della fonte ha reso il momento dell’arrivo ancora più emozionante, felici per essere arrivati ed emozionati nel vedere uscire dalle cascatelle l’acqua in eccesso che continua il suo percorso a valle.

La sorgente vera e propria infatti non si può vedere perché è protetta: l’acqua esce purissima dalla montagna e incanalata immediatamente per raggiungere lo stabilimento, ma si vede quella in eccesso che viene restituita al suo corso naturale.

Giacomo ci ha poi mostrato alcuni punti del Vallo Littorio: tra i boschi della montagna si trovano le postazioni di trincea costruite tra le due guerre. Tra queste montagne infatti migliaia erano i soldati d’istanza  per proteggere il confine, anche in condizioni ambientali che d’inverno diventano decisamente ostili. Molti sono anche gli aneddoti legati alle usanze degli abitanti di Forni, come la tradizione tuttora in uso di attraversare le montagne e oltrepassare il confine in un percorso che porta a un santuario di Maria Luggau in Austria: un pellegrinaggio di 8 ore di cammino.

 

 

Le nostre 24 ore sono cominciate e terminate in convivialità: al Rifugio Tolazzi e all’Albergo Al Soleabbiamo potuto assaporare le prelibatezze del Friuli: dagli affettati tipici all’immancabile frico, il formaggio sciolto con le patate che ha decretato anche la vittoria del nostro conterraneo Luca Manfé all’ultima edizione di Masterchef USA. Senza dubbio la specialità più caratteristica della Carnia sono i Cjarsons, una sorta di “agnolotti” ripieni conditi con burro fuso e ricotta affumicata, caratterizzati da un contrasto tra il sapore dolce e il salato. Li abbiamo assaggiati in due diverse varianti: una con uva passa, cioccolato fondente o cacao, cannella e l’altra con spinaci, erba cipollina, ricotta.

Come si dice da queste parti… “mangja e murì”. Un’espressione che si usa per indicare una cosa talmente buona che dopo averla mangiata si può passare a miglior vita perché non c’è nient’altro di meglio… un super complimento!

Grazie a Paper Project e a Turismo FVG per averci coinvolto nel tour e se vi abbiamo incuriosito trovate il racconto completo seguendo l’hashtag #4gocceintour.

 

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