Perché Facebook sta stancando, ma continua ad avere successo

Nel corso del 2017 ho passato meno tempo del solito sui miei account personali di Facebook e Instagram, complici un trasloco ed un master che mi hanno portato a passare molto più tempo davanti a scatoloni, burocrazia e libri, piuttosto che davanti a degli schermi digitali.
Quello che ho sperimentato durante quei mesi è stata una maggiore serenità, nonostante le tante cose da fare tra lavoro e tempo libero.

 

Perché non si sta bene su Facebook

Il continuo scorrere tra le notizie in una home che non ha mai fine, notifiche da leggere e messaggi ai quali rispondere, ansia da overload informativo, distrazione e difficoltà di concentrazione, fino a sperimentare episodi depressivi… tutti questi sono solo alcuni degli stati emotivi che colpiscono più o meno chi nei social network vive quotidianamente. Non lo dice solo la mia esperienza, è anche il parere di psicologi ed esperti del benessere personale.

Oggi ho raggiunto alcuni traguardi e ne ho individuati di nuovi, ho un lavoro e relazioni sociali soddisfacenti, ho degli hobby: non c’è alcun motivo per provare questa sorta di tristezza di fondo, che invece aleggia da un po’.

Complice una cultura digitale ancora troppo poco diffusa in Italia, su Facebook si possono ritrovare dinamiche che portano a provare un senso di fastidio e di pessimismo, impattano sul tono dell’umore. Chi non si è soffermato a leggere le battaglie tra i commenti di un post sulla questione immigrazione o le agguerrite opinioni sui vaccini? La politica, le fake news, gli amici e conoscenti che condividono qualcosa che ci fa cambiare idea su di loro, battaglie a colpi di commenti per delle questioni per le quali di persona non ci scalderemmo allo stesso modo. A me tutto questo provoca un miscuglio di noia e sentimenti di rabbia e inadeguatezza.

Sono certa di non essere né la prima né l’unica a provare questo mix di tristezza e noia, al tempo stesso mi chiedo se sia giusto parlarne. Facebook ad oggi è uno dei miei strumenti di lavoro… come posso dichiarare di sentire il desiderio di disiscrivermi e seguire le orme del Jim Carrey di turno? Persino Wired racconta gli ultimi due anni difficili di Facebook, con un’immagine che mostra Mark Zuckerberg coperto di lividi. I più giovani non ci pensano neanche ad iscriversi, vanno direttamente su Instagram o Musical.ly. Il punto è che anche su Instagram stanno riproponendo le stesse identiche logiche del suo socio Facebook, dall’algoritmo alla pubblicità. E anche qui le persone cominciano a dichiarare la propria insofferenza al sistema.

 

Dati e previsioni a breve termine

 

Voglio dire che Facebook sta morendo? Direi proprio di no, o almeno non succederà nell’immediato. Lo strumento cambia constantemente e al quartier generale di Menlo Park si sa esattamente cosa piace o non piace ai suoi utenti. Hanno un estremo bisogno di loro (di noi) per poter monetizzare e continuare a vivere floridamente.

Ha senso per le aziende continuare ad essere presenti? Assolutamente sì, oggi più che mai.

 

Ad oggi sono oltre 30 milioni gli Italiani attivi mensilmente fu Facebook (fonte: Vincos) e ci hanno messo 12 anni ad arrivare.

Complice il meccanismo di dipendenza, che si innesca con l’abitudine e la gratificazione data dal susseguirsi delle notifiche, di sicuro non se ne andranno tutti da un giorno all’altro.

Ricordiamoci che sono numerosi i vantaggi che Facebook porta alle persone: stare in contatto con gli amici e sapere cosa succede loro, essere aggiornati su fatti di attualità, raggiungere facilmente un luogo avviando il navigatore da una pagina ben impostata, un calendario personalizzato ricorda compleanni ed eventi che possono interessare, si possono fare acquisti direttamente dalla piattaforma e, se viene usato in modo naturale, le aziende che mi interessano possono raggiungermi con un’inserzione (sì, può essere utile se un’azienda che apprezzo mi propone un prodotto che sto cercando o di cui ho bisogno).

Certo, l’importante è che ci sia la consapevolezza che avremo sempre una visione parziale del mondo e delle idee che circolano qui. Il sistema ci mostra principalmente (se non unicamente) le condivisioni di chi la pensa come noi. Sembra banale ricordarlo, ma uno dei motivi per i quali le persone oggi si infiammano molto più facilmente e sono meno disponibili al dialogo e al confronto, risale anche all’abitudine di stare in un ambiente digitale ed interagire solo ed esclusivamente all’interno della propria zona di comfort.

Insomma, anche senza avere la palla di vetro da veggenti, è certo che passeranno ancora anni prima che le persone che sono abituate a questi benefici, vi rinuncino in favore di altri sistemi. Alla maggior parte delle persone non piacciono i cambiamenti e hanno bisogno di tempo per abbracciare nuove pratiche, soprattutto se sono radicate in abitudini. 

 

In cerca di una risposta a due domande

Personalmente, sono 2 le domande che mi tormentano in questi giorni:
1. C’è un modo per godere dei vantaggi di Facebook, senza restare invischiati negli svantaggi?
2. L’autodisciplina è sufficiente a combattere gli effetti della dipendenza?

Intanto ritrovo, paradossalmente proprio grazie a Facebook, qualche buon consiglio del buon Luca Mazzucchelli, ormai un punto di riferimento in Italia per la divulgazione della psicologia:

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Nuove rotte

Mentre rielaboro queste riflessioni arriva una notifica su Whatsapp: la mia cara amica (e vera visual storyteller) Simona Tell mi segnala un nuovo social network che sta spopolando tra gli artisti oltreoceano.

Si chiama Vero e promette, nel suo manifesto, di consentire alle persone di trarre naturale beneficio dal crearsi il proprio network, in modo più intelligente e veritiero di “altri social network”, senza pubblicità.

Guardo il video di presentazione, ripenso ad un convegno sul GDPR al quale ho appena partecipato e vengo colta da un senso di vertigine… l’ennesimo social da testare, con entusiastica curiosità e un velo di inquietudine.

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foto di copertina:Alejandro Alvarez

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