“Short Stories”: intervista a Simona Tell

Ci sono alcune persone che, appena conosciute, incuriosiscono e affascinano da subito, come colpi di fulmine. Se si è fortunati, possono nascere grandi amicizie. Simona è una grande amicizia nata all’università, ormai oltre 15 anni fa. Nonostante la distanza geografica provi a giocare a sfavore, i legami profondi basati sul rispetto, la sincerità, la comprensione e la stima sono destinati a durare a lungo.

Con queste premesse, capirete quanto sia grande il mio entusiasmo nel voler raccontare la prima mostra di una delle persone più creative, divertenti, colte ed intelligenti che ho la gioia di conoscere. Una persona che ha deciso, ad un certo punto del suo percorso, di riprendere in mano la propria vita e trasformarla. Oggi è Visual Storyteller, e mai prima d’ora il termine fu più calzante.

Nel corso del 2018 ha scelto di utilizzare Instagram come canale per condividere il suo progetto “Short Stories”: ideare e realizzare una vignetta umoristica al giorno e condividerla sul suo profilo @simonatell. Ogni giorno una nuova storia, una nuova idea, una nuova situazione raccontata. 365 storie per 365 giorni, neanche un giorno è stato saltato. Una grande prova che, oltre all’immaginazione e alla tecnica, richiede costanza, organizzazione e allenamento. Perché sì, il talento è utile e Simona ne ha a pacchi, ma è poca cosa senza disciplina.

La mostra allestita a L’Arca delle Arti a Pordenone fino al 9 marzo è una selezione di circa 70 illustrazioni di questo ampio progetto. Ho scelto di intervistarla per portare alla luce alcuni aspetti. Sì… di Simona Tell ne sentiremo parlare ancora.

 

Omaggi a personaggi del cinema e della letteratura di ogni genere sono ricorrenti tra le tue illustrazioni. Una nuova chiave di lettura, umoristica e affettuosamente dissacrante, viene proposta ad esempio per film come arancia meccanica e personaggi horror come Freddy Krueger. Come decidi i soggetti dei tuoi personaggi?

Ogni storia ha i suoi protagonisti. Gli attori che recitano nelle mie vignette sono parte della rielaborazione di tutto ciò che ho visto, letto, ascoltato, che mi ha fatto (e mi farà) compagnia nel quotidiano.

Sono una persona molto curiosa a cui piace scoprire, analizzare e approfondire ciò che mi colpisce. Con una simile propensione, è semplice archiviare mentalmente molte informazioni diverse che nel tempo si connettono e si trasformano nelle storie che racconto.

 

Cosa ti ha colpito di Instagram? Perché l’hai scelto come mezzo per condividere le tue storie?

Questo social mi ha permesso di scoprire molti artisti e appassionati e di confrontarmi in modo positivo e propositivo con loro. L’ho scelto perché è il luogo virtuale in cui le immagini arrivano prima di tutto il resto.

Oltre a questo credo che il primo #inktober a cui ho partecipato sia in parte responsabile della scelta.

[Inktober è una sfida-gioco lanciata da Jake Parker: dal 2016 ogni anno propone per il mese di ottobre un tema al giorno. I partecipanti alla sfida pubblicano ogni giorno su Instagram la foto di un disegno a tema realizzato da loro solo con l’inchiostro.]

 

Portare avanti un lungo progetto, che richiede dedizione quotidiana ed energie costanti, è un grande impegno. Come descriveresti questo anno se dovessi scegliere una parola, un’emozione diversa ogni mese?

Gennaio – Bianco (come il foglio prima di iniziare)
Febbraio – Risata e Struttura
Marzo – Stupore
Aprile – Parole
Maggio – Magia
Giugno – Verde spassoso (#kaijune)
Luglio – Entusiasmo
Agosto – Equilibrio
Settembre – Impegno
Ottobre – Rosso, amore (#inktober)
Novembre – Meraviglia
Dicembre – Nero, come l’inchiostro che mostra e racconta.

 

La maggior parte delle tue vignette mostrano scene e battute interpretate da animali umanizzati. Perché questa scelta?

La Natura e gli animali sono sempre stati una mia grande passione e disegnarli è appagante e una sfida continua. Oltre a questo aspetto gli animali mi aiutano a creare il giusto contrappunto con i dialoghi in modo che il lettore possa immedesimarsi e allo stesso tempo restare al di fuori come spettatore della storia.

 

 

Il protagonista indiscusso è il corgi… chi e cosa rappresenta?

Il corgi è il mio alter ego, la personificazione della sfacciataggine ironica e a volte cinica e dell’atteggiamento sarcastico che a volte riesco a tenere a freno nella vita di tutti i giorni…

 

Hai dei personaggi preferiti, al di là del corgi, che ti sei divertita di più a illustrare?

Mi sono divertita molto nelle vignette in cui ho giocato con le citazioni cinematografiche e in quelle celebrative in cui compaiono più personaggi in un’unica situazione bizzarra.

Durante lo sviluppo delle storie brevi sceglievo i personaggi più adatti a una data situazione e solo ora, riguardando con tutta calma i vari disegni mi rendo conto di avere degli elementi ricorrenti.

 

Ho notato una particolare cura della tecnica in personaggi come i Kaijū, che hai reso protagonisti per un periodo. Raccontaci qualcosa di più su di loro.

I Mostri in generale e in questo frangente i Kaijū (le creature dell’immaginario cinematografico e fantascientifico giapponese) sono da sempre creature che mi affascinano, perché nascono dall’unione della profonda conoscenza del regno animale e umano con l’anomalia.

In questo anno di storie non ho saputo resistere al fascino delle sfide nella sfida.

Instagram può essere un buono strumento per confrontarsi e dialogare con creativi e artisti di vario tipo. Il modo migliore per farlo è partecipare alle competizioni che vengono proposte in cui si produce del materiale seguendo un tema e lo si posta con gli hashtag richiesti (consiglio #inktober e #kaijune).

La passione per la singolarità e lo straordinario ha trovato nella challenge #kaijune (il giugno delle strane bestie) il perfetto luogo per sviluppare delle storie giornaliere vincolate ai mondi di queste creature.

 

 

È stato più difficile disegnare la vignetta o scegliere ogni volta il nome dei protagonisti? Sembrano scelti con molta cura, anche lì si possono leggere dei messaggi.

Il nome dei protagonisti è legato alla storia o ai personaggi stessi nella maggior parte delle vignette.

Quando ho iniziato Short Stories ero consapevole che solo con l’esercizio e trovando un buon ritmo di lavoro sarei riuscita ad affrontare con serenità l’imprevisto, la stanchezza e l’errore. La difficoltà maggiore è stata forse nel limare i dialoghi, per renderli volta per volta verosimili e in linea con i personaggi.

 

Se potessi descrivere questo tuo progetto con una canzone, quale sarebbe?

Tomorrow never knows dei Beatles.

 

In mostra c’è anche un quadro che non è una vignetta, ma un intreccio di ritagli e filo rosso. Cosa rappresenta?

“La Trama delle Storie” è un intreccio di idee, di immagini, di parole. Volevo mostrare come nascono le mie storie, in quel magmatico e meraviglioso mondo che è la mente.

Il quadro è stato realizzato con parti di disegni inchiostrati e scartati per vari motivi. Avere utilizzato questo materiale è stato un modo per celebrare, nella rielaborazione, gli errori che sono a mio avviso fondamentali per migliorarsi.

 

 

Che rapporto hai con l’errore e in che relazione è con il lato oscuro che spesso dialoga con i tuoi personaggi?

L’errore è parte dell’esperienza: sbagliare e riallinearsi con se sessi, accettarsi e cercare di superare i propri limiti. In un contemporaneo che vende l’illusione della perfezione, spinge l’iconicità della plastificazione e dell’omologazione, che nega la diversità come valore è fondamentale andare fieri della propria fallibilità e accoglierla. L’unicità che ci contraddistingue è un percorso in divenire, non un’immagine cristallizzata nel tempo.

Ha tutto l’aspetto di un primo progetto pubblico che vedrà un’evoluzione e una trasformazione di forme e contenuti. Puoi dirci qualcosa dei tuoi progetti futuri?

Ho ancora molte storie da raccontare. A seconda del progetto sceglierò il mezzo espressivo più adatto per svilupparle. Insomma ci sono molte nuove avventure che mi aspettano!

E noi non vediamo l’ora di scoprirle! Ringrazio Simona e vi invito a visitare la sua mostra e a partecipare allo Short Stories Party del 23 febbraio alle 18.00, ci saranno molte sorprese…

Dove e quando visitare la mostra:
L’Arca delle Arti, Via Caboto 18, Pordenone
aperta fino al 9 marzo dal martedì al sabato, dalle 16 alle 19
puoi incontrare l’autrice tutti i venerdì e sabato di apertura

 

 

 

 

 

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1 commento su ““Short Stories”: intervista a Simona Tell

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